
Nel suo libro “Questo è il marketing”, che consiglio di leggere, Seth Godin offre una riflessione che risuona profondamente nel mondo del marketing: “I brand devono abbandonare la giostra dei social media che non porta da nessuna parte e creare mercati di piccola scala”.
Ma ha realmente ragione?
Godin ci invita a riflettere sul ruolo sempre più frenetico dei social media, una giostra che accelera ma, secondo lui, non conduce a nulla. È il momento di abbandonare approcci invadenti e smettere di fingere di essere graditi. In un’epoca accelerata, non ci sono scorciatoie; dobbiamo abbracciare un percorso autentico, focalizzandoci sulle esperienze. “A meno che tu non stia vendendo teoremi matematici, ricorda: stai vendendo emozioni, poiché siamo umani, non cyborg”.
Secondo Godin, i social media non sono particolarmente utili alle aziende. Su questo punto, dissento. Ritengo che siano strumenti essenziali ed efficaci quando sfruttati appieno, con consapevolezza e massimizzando le loro potenzialità.
Il paradigma del marketing ha subito una significativa evoluzione. In passato, l’approccio predominante consisteva nel catturare l’attenzione attraverso strategie creative, spesso basate sulla sottrazione dell’attenzione per finanziare ulteriori campagne pubblicitarie (sostiene Godin). Oggi il marketing ha cambiato rotta, trasformando il prodotto stesso in una leva cruciale. In questo scenario, l’attenzione si configura come uno dei beni più preziosi.
La verità è che considerare i social media come un imprescindibile strumento di marketing non è sicuramente una prospettiva da valutare in modo assoluto. Questa visione si è dimostrata limitante, dato che le piattaforme social sono strumenti con restrizioni che non contribuiscono sempre al nostro benessere. Gestirli richiede consapevolezza e un approccio intelligente. I brand devono capire che le strategie del passato, che permettevano di promuovere prodotti mediocri, non funzionano più. La chiave ora è creare esperienze uniche, degne di nota e memorabili.
Per realizzare tutto ciò, è necessario che le agenzie siano in grado di cambiare le regole, ma ancor più importante è che le aziende dimostrino coraggio nel seguire questa nuova strada. In un panorama in cui anche l’uso improprio degli influencer rischia di snaturare l’identità del brand, occorre un approccio consapevole che valorizzi la qualità delle relazioni al di sopra della quantità dei follower.