
Il logo ufficiale delle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026 è stato presentato come un simbolo di sostenibilità e innovazione, ma la reazione del pubblico è stata tutto tranne che entusiasta. Molte critiche si sono concentrate sulla complessità e sulla mancanza di chiarezza del messaggio che il logo dovrebbe veicolare.
I progettisti sostengono che il tratto bianco/grigio, ispirato dal movimento di un dito sulla neve, rappresenti leggerezza e purezza. Tuttavia, molti osservatori lo vedono come una traccia confusa, un tentativo di innovazione che si traduce in un disegno indecifrabile. La leggerezza del tratto sembra più un’incertezza artistica che un’intenzione chiara.
Il bianco/grigio, presentato come “senza inchiostro”, dovrebbe sottolineare inclusione e parità. Il risultato è un “non colore” che sembra perdersi nella sua ambiguità, mancando di una rappresentazione chiara di unità, nella diversità. Invece di trasmettere un messaggio di apertura e inclusività, quel “non colore” diventa un punto di confusione visiva.
Il numero 26 stilizzato, che dovrebbe indicare gesti semplici e naturali, è invece interpretato come una rappresentazione disorganizzata e poco chiara. Gli sforzi di trasmettere azioni trasformative si perdono nell’apparente caos del design, mancando l’obiettivo di ispirare il pubblico.
Il logo di Milano-Cortina 2026 sembra più una traccia confusa che un’espressione chiara di sostenibilità e movimento. La speranza di creare un simbolo memorabile è stata offuscata da un disegno che, purtroppo, non riesce a tradurre in modo efficace i valori che dovrebbe rappresentare.
Per me, ennesima possibilità sprecata.
Peccato.
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